Non pensavamo fosse così difficile avere una newsletter. Prima le mail le mandavamo a cadenza umorale, in base ai risultati della serie A o al meteo. Adesso siamo costretti a mandarla ogni lunedì, lo abbiamo promesso in questo cazzo di claim che abbiamo messo qui sopra per fare i fighi. Ma già la settimana scorsa ce ne siamo scordati, lo ammettiamo. Non che qualcuno ne abbia sentito la mancanza, per carità. A dire il vero neanche noi, che stavamo masticando una costoletta d’agnello quando ci è tornato in mente. Non potevamo mollare la grigliata di pasquetta a metà, posare la birra – Cristo Santo quanto siamo eterobasici – e metterci a scrivere l’ennesimo pilotto che probabilmente non avreste letto perché stavate facendo la nostra stessa cosa. Che mondo di eterobasici. Allora eccola lì che la newsletter zompa. Puf. Così, al suo secondo numero. Ma non demordiamo. In redazione sono tutti convinti, questa newsletter s’ha da fare. Tutte le case editrici hanno una newsletter. Ma chi di noi ha mai conosciuto qualcuno che le leggesse davvero? Chi ha mai sentito parlare della newsletter di una casa editrice? Nessuno. Praticamente è un soliloquio allo specchio, dove dovremmo far vedere l'ultima uscita, il catalogo, quanto siamo bravi, le recensioni ai nostri libri, il nostro autore groenlandese che viene a fare il tour d’Italia riempiendo i palazzetti dello sport quando in verità alle presentazioni ci sono 4 persone + 5 aggiunte con Photoshop. Che noia… davvero dovremmo fare una newsletter ogni lunedì? E poi che ci scriviamo, se non sappiamo manco quando e se escono i nostri libri? Se non abbiamo autori groenlandesi? Perciò questa newsletter dovrà nascere dal cazzeggio, fiorirà nel cazzeggio, e proprio stamattina mentre cazzeggiavamo sui social non becchiamo sul profilo Instagram di Einaudi un post con la loro ultima uscita dal titolo Aragoste, champagne, picnic e altre cose sopravvalutate.
L’autore? No, gli autori. Ci sono un po’ tutti i nostri intellò: Baricco, Raimo, Piccolo, Ciabatti, Pacifico, Terranova e tanti altri. Di che si tratta? Trattasi del famigerato libro-orgia, anche detto libro-mischione. Ormai ogni casa editrice che si rispetti ne sforna uno l’anno. Praticamente si chiama a raccolta la qualunque degli scrittori e gli si dà un tema (in questo caso le cose sopravvalutate, pensa te, temone, fermi tutti) e ognuno fa il suo saggetto. Poi che succede? Avendo tutti una colonnina dedicata al proprio ego su qualche giornale, potranno facilmente recensire il loro stesso libro (ed essendo a più mani se lo possono permettere senza che sia in odore di pubblicità). Oppure, avendo un profilo IG bello gonfio, il nostro intellò giustamente sì farà un selfie con il libro in mano dove guarda caso sta passando dietro anche il gatto acchiappalike e zac, si trascorrerà qualche giorno a cancellare i commenti di disprezzo per il libro e a likare quelli di apprezzamento per il gatto ma ne varrà la pena. Così che se ne parla un po’, la voce gira, qualche cosina si muove pure, ci si è guadagnati la pagnotta e anche stavolta l’editoria è salva e possiamo continuare a far finta che tutto vada bene. Ovviamente questi libri sono intergenerazionali. C’è il padre nobile della situa, lo scrittore affermato, e il giovane che si sta facendo strada. Il primo guadagna un po’ di verginità, si svecchia, dimostra di non essersi completamente rincoglionito. Il secondo invece arraffa un po’ di autorevolezza, malgrado non l’abbiano pagato e vive ancora a spese della nonna. Insomma i libri-orgia sono l’emblema dell’amichettismo, del familismo editoriale, del salottinismo, del marchettonismo, dell’arraffazonismo culturale che vige in questo meraviglioso paese dove per fortuna la gente non legge perché pensa se leggesse quanta merda dovrebbe leggere.
Poesie a buffo
È bene scrivere sempre
così si dice,
ma è tanto bello dormire
così mi pare
✷
Per andare in paradiso col mio cuore
vado in cerca di belle signore.
È la mia voce che muore.
Perché Tu non ascolti, o Signore?
Vorrei tu mi armassi la mano
per incendiare il piano padano.
Antonio Delfini, Poesie della fine del mondo
Le raccolte brutte
Aragoste, champagne, picnic e altre cose sopravvalutate (Einaudi)
Il volume prevede, per ogni sezione, una piccola nota in cui vengono ben stilati i meriti dell’autore: titoli personali, opere, premi letterari, autorevoli traduzioni, a sottolineare la grandeur dello stesso. Figura, nel contemporaneo pantheon, Veronica Raimo con Il blocco dello scrittore – magari l’avesse avuto davvero; Alessandro Baricco si cimenta in Perdere qualcosa o qualcuno – la penna, ad esempio?; l’onnipresente Teresa Ciabatti provoca con La prima volta – prima, forse, in cui non arriva seconda in qualcosa; Giacomo Papi che tira in ballo Dio – e non ce n’era bisogno; chiude Nadia Terranova con La sopravvalutazione – praticamente un autodafé.
Data di nascita (Solferino)
È il tiaso gender-fluid di madame Teresa Saffo Ciabatti. Come tutti gli scrittori russi – per citare Dostoevskij – sono usciti dal Cappotto di Gogol, i novelli novellieri del Belpaese potranno dire di essere tutti usciti dal soprabito della Ciabatti, sacerdotessa del nulla in salsa progressista. La giovane consorteria è composta da Jonathan Bazzi, Ilaria Caffio, Giulia Caminito, Elisa Casseri, Pietro Castellitto, Fratelli d’Innocenzo, Fumettibrutti, Tommaso Giagni, Mattia Insolia, Ginevra Lamberti. A giudicare dai diversi ‘successi’ di ciascuno, la Ciabatti non pare tagliata per il talent-scouting. Meglio gli scout, forse.
Affari di libri (Giulio Perrone Editore)
Cinque autrici e cinque autori, per parità di genere. “Si raccontano tra professione e vita privata, strumenti del mestiere e ossessioni” – così l’editore. In pratica sciorinano in versione ‘intervista’ ciò che sono avvezzi a sciorinare nelle pagine dei propri romanzi, e sulle riviste in cui scrivono, e sui programmi a cui partecipano, e sui… Nadia Terranova, Lisa Ginzburg, Viola Di Grado, Chiara Gamberale, Teresa Ciabatti, Roberto Cotroneo, Andrea Pomella, Emanuele Trevi, Luca Ricci, Marco Missiroli, intervengono, per spiegarci che cos’è la scrittura e chi è uno scrittore. Materiale onanistico per i loro lettori. Che non sono i nostri. Per fortuna.
La raccolta bella
Il fagiano jonathan livingstone (Minimum Fax)
Il mini-manifesto – ormai praticamente irreperibile –, un fascicoletto nero e bianco, spillato, che nel ’98 costava cinquemila lire, è l’esempio tangibile di un esperimento corale ben riuscito. Ironico, breve, dissacrante nei confronti delle mode e privo di pedanterie troppo radical e poco chic. In scena, Niccolò Ammaniti, Massimo Bucchi, William Burroughs, Riccardo Cassini, Jaime d’Alessandro, Bruno Gambarotta, Tommaso Labranca, Filippo La Porta, Aldo Nove, Paolo Verri.
DAL CAPITOLO DI LABRANCA
(“La new age dalla a alla zzzzz”)
Aura
Radiazione invisibile, impalpabile, inafferrabile che circonda il corpo umano. Nonostante la sua inconsistenza non sfugge al marketing, tanto che viene commercializzato un’utilissima aura spray, una sorta di Pronto Mobili che lucida la vostra aura perché contiene cristalli che entrano in risonanza con i chakra, utilissimi per chi pratica il reiki. Non avete capito niente? Perfetto, siete pronti per entrare nel magico mondo della new age! L'importante è conoscere un certo numero di termini con tante k e h e utilizzarli il più spesso possibile.
Isterico
Sinonimo di “seguace delle dottrine new age”. New age Domanda: perché alla fine del secolo scorso tutti se la spassavano con la Belle Epoque tra champagne e can can e a me è toccato nascere alla fine di questo secolo per soffrire tra i succhi di carota e le arpe celtiche della new age?
Olistico
Termine difficile da spiegare, ma facile da usare. Un po’come sinergia o entropia. In origine erano le concezioni psicologiche olistiche di Goldstein e Maslow che consideravano l'organismo biologico e psichico come totalità e non come insieme di parti. Oggi per fortuna non serve più perdersi in queste cose un po' troppo contorte e l'aggettivo "olistico" può essere simpaticamente utilizzato per definire i libri di Maria Rosaria Omaggio, i cd acclusi alla rivista «New age» e la puzza degli incensi. Ci sono anche esperti in "massaggi olistici". Tutti i giorni dalle 9 alle 20. Citofonare Giusy. Senza portineria.
Paulo Coelho
Noto scrittore brasiliano. Si spera che il suo percorso di scrittore new age, iniziato presso la nonna, Regina Coelho, si concluda presto a Regina Coeli.
Tè
Bevanda che consideravamo vizio nefando degli inglesi e che noi consumavamo solo quando stavamo un po’ “male di stomaco”. La new age, con lo spirito democratico che la caratterizza, ci impone invece gli antichi riti della cerimonia giapponese del tè, un complesso insieme di regole legate alla religione, all'ikebana, alla filosofia, alla conoscenza del sé e ad altre delizie e che richiede per la sua realizzazione minimo quattro ore, dopo di che il tè è diventata una brodaglia fredda e imbevibile. Allora si ricomincia tutto da capo. Che sia questa la famosa pazienza zen?
ZZZZZZ
Mantra di origine misteriosa che si ascolta spesso nei seminari di bioenergetica.